Specchio alle stelle

Il libro “Specchio alle stelle”, curato da Wilma Riva e pubblicato nel maggio 2013, prende il titolo ricavato da un verso di una poesia di Margit e rivela la sua figura con straordinario rilievo e attesta che, senza gli atti di distruzione della maggior parte dei suoi lavori, – quasi per un senso di ordine – ritenendo forse esaurito lo scopo del suo scrivere, potremmo ora apprezzare la sua attività di scrittrice e le sue ispirate poesie.

 

“Per mantenere una promessa, avevamo solo l’intenzione di riordinare le cose rimaste nella casa di una carissima amica, morta anni fa: Mariagiuditta Seregni, chiamata Margit.

Così abbiamo scoperto alcune pagine stupende scritte da lei, autentici gioielli espressivi che ci riempivano di gioia e di commozione.

Entrando in punta di piedi in quella casa, che sapevamo essere il tempio della sua famiglia, timorosi di violarne i pensieri più profondi e segreti, ci siamo imbattuti in racconti di esperienze molto intense, in appunti di avventurosi viaggi in varie parti del mondo e poi in poesie e articoli che ci hanno svelato la fisionomia di una donna formidabile, ben radicata nelle tradizioni religiose e popolari del paese, ma anche animata da vasti orizzonti culturali.

E man mano si procedeva nel nostro intento, ci si è resi conto che un libro era l’unico modo di ridare la parola all’indimenticabile Margit per gustare, a cerchi sempre più larghi, la sua compagnia e quella di una Nova pulita nel paesaggio e nell’animo dei suoi abitanti.

Abbiamo un unico rammarico: quello di aver ritrovato solo un materiale ridotto ai minimi termini da un intenso slancio semplificatore, tipico di chi sente avvicinarsi la sua fine. La nostra amica è stata infatti sorpresa, mentre offriva in pasto al fuoco del caminetto tanti dei suoi preziosi manoscritti.

Viene ripresa nel titolo un’immagine dell’ultima poesia di questo volume in cui l’espressione “Specchio alle stelle” mette in relazione la cima ghiacciata del monte Latemar e il cielo terso delle notti di luna.

La metafora ben si addice anche alla casa di Margit, quella in cui è vissuta insieme con tutti i suoi, dove più generazioni Grimoldi, il ramo materno della famiglia, hanno trascorso i loro giorni vicino alle sponde erbose del Villoresi ed alla “terra dei pioppi”, circondati da oggetti carichi di ricordi e di storia, così accuratamente conservati, che riescono anche oggi a fermare il tempo.

Ogni notte serena, infatti, i vetri scuri della casa disabitata, così come l’acqua del canale, diventano per chi sa vedere “specchio alle stelle”.

Abbiamo composto questo libro come infilando le perle di una collana, utilizzando quanto l’autrice ci ha lasciato in qualche modo a disposizione.

Il nostro è stato un lavoro di selezione, con l’impegno di accostare e incastonare al posto giusto ogni singolo pezzo in equilibrio con il supporto fotografico.

La sezione di apertura “la terra dei pioppi”, ricca di dati e di ricordi, permette un primo incontro significativo con l’autrice. Sono flash sulla prima infanzia. Il paese, la sua casa, la famiglia vengono tratteggiati con sorprendente abilità sullo sfondo e rimbalzano solo qualche volta in primo piano.

Nella seconda parte “oltre la cronaca nel vissuto del paese” lo sguardo si apre alla gente, alla parrocchia, all’ambiente e va anche oltre. Con un’attenzione particolare alle persone, vengono tratteggiati scorci umani e paesaggistici di rara bellezza.

“L’arte di educare”, il terzo capitolo, fa entrare in scena la vita scolastica, quella che ha visto per tanto tempo Margit nel ruolo di insegnante elementare. Qui affiorano una delicatezza di sentimenti che si imprime indelebilmente nella mente e nel cuore del lettore. Gli schizzi discreti, disinvolti ed efficaci dei personaggi ritraggono un mondo di rapporti e di situazioni che alzano il velo sulle sue doti di educatrice.

“In giro per il mondo”, presenta un mosaico variegato e coloratissimo di appunti, di impressioni del suo andare fino agli estremi confini della terra. Si tratta di una sequenza, molto limitata rispetto alle mete degli itinerari citati nei suoi scritti, ma che delinea efficacemente il suo stile di donna in continua ricerca, aperta ai valori delle varie culture. Interesse, contemplazione, stupore e compassione attraversano, e rendono vivo, ogni frammento di documentazione verbale o fotografica.

La sezione dedicata a “l’amore per cultura, arte, teatro, poesia” accende i riflettori su una galleria di ritratti di artisti locali, e non solo. Si tratta di personaggi più o meno affermati nel campo pittorico e della poesia e anche di flash sulle origini di manifestazioni culturali, che resistono nel tempo.

Sono pagine scritte con lo slancio di una collaborazione volontaria e disinteressata a due giornali locali, “il Cittadino della domenica” e “hinterland” un foglio libero, autogestito, una voce mensile dell’alto milanese, aperto alla vita e all’arte negli anni Settanta.

Dulcis in fundo: “le poesie di Margit”. E’ forse la parte più selezionata dall’autrice che ha salvato solo poche composizioni, che brillano di luce tersa e molto intensa.

Sono il fugace e degno coronamento di una raccolta mirabile che regala una vena di nostalgia, ma anche la spinta a non fermarsi mai nel cammino della vita, a cercare sempre “più in là”.

Vittoria Canzi