Margit

Mariagiuditta Seregni, Margit per gli amici, è una concittadina novese di cui andare fieri, una donna veramente speciale: l’immagine gentile, insieme ad un portamento da vera signora, era ciò che colpiva a prima vista di Margit Seregni. Poi si intuiva subito un’intelligenza superiore e una sensibilità senza pari.

Nasce a Milano il 10 luglio 1934. Il padre lavora come impiegato nella metropoli milanese, la madre insegna nella scuola elementare per più di quarant’anni. Fanno parte della sua famiglia anche le zie materne: Sofia e Adele, due donne nubili che non hanno mai abbandonato la loro casa.

Raggiunta l’età scolare, frequenta la scuola di via Roma. Dai suoi quaderni, quelli con i bordi rossi e la copertina nera, traspaiono l’impegno e la cura con cui la piccola Margit svolgeva il suo lavoro scolastico e anche le tracce di un animo sensibile e generoso.

Nella seconda metà degli anni Quaranta, la ritroviamo alla scuola media inferiore del Collegio Paola di Rosa a Desio.

Dopo la maturità, è la volta della Facoltà di Lettere dell’Università Cattolica milanese. Pur avendo elaborato una tesi molto interessante su Italo Svevo, uno dei suoi amori letterari, Mariagiuditta non la discute per assumere una posizione critica nei riguardi del correlatore.

Insegna, invece, per quasi trent’anni con grande entusiasmo e dedizione nella scuola elementare. Durante le vacanze estive compie lunghi e avventurosi viaggi in gran parte del mondo.

Studiosa di letteratura, coltiva una grande passione per l’arte in ogni sua forma: pittura, musica e poesia.  E mentre avvia le nuove generazioni ai primi elementi del sapere, trasmette quello che ha in fondo all’anima: l’amore per la verità, la bellezza e la generosità.

Margit rivela una profonda capacità di comunicazione non solo nell’ambito professionale, ma anche nelle attività di tempo libero.

Negli anni Sessanta, infatti, suscita e sostiene in modo formidabile varie iniziative culturali, a partire dal gruppo che si raccoglie intorno alla biblioteca parrocchiale. Successivamente si dedica al “settore cultura” del Centro Sociale Parrocchiale. Margit diventa così animatrice di mostre, serate musicali, dibattiti, senza mai lasciarsi tentare da maldestre semplificazioni di parte nella lettura di problematiche sociali e politiche di quegli anni.

Lascia la scuola nel 1982 per seri problemi di salute; potrà così occuparsi della madre, anziana e bisognosa di cure, rimasta l’unica componente della sua famiglia. Un’esistenza semplice la sua, trascorsa quasi completamente “sotto la siepe”, per citare un’espressione a lei cara, che ritroviamo in una delle sue poesie e, in latino, anche nel logo (“sub umbras”), coniatole da un amico.

Davvero una donna speciale, Mariagiuditta, dotata di quell’esprit de finesse che segna un po’ tutta la sua vita e le permette di cogliere l’aspetto luminoso di ogni persona e di esprimere considerazioni e rispetto per ogni situazione esistenziale.

Con la ferma determinazione di chi vuole a tutti i costi guardare in faccia alla realtà, se pur con dolorosa fatica, non abbassa il suo sguardo neppure quando avverte l’avvicinarsi angosciante della morte e la sofferenza le lacera il fisico e l’anima.

La grave malattia, che l’aveva assediata per parecchio tempo, non riesce a interrompere il dialogo aperto con le persone che fino all’ultimo le fanno visita all’ospedale.

Mariagiuditta muore il 3 ottobre dl 1992, solo nove mesi dopo la madre.